Schwazer: nelle urine un solo DNA. Cade a pezzi la teoria del complotto

Il RIS di Parma ha completato la verifica del DNA rilevando il profilo di un solo soggetto, identico sia per il campione A che per il campione B. E’ il primo risultato delle analisi sul contenuto delle urine che hanno portato alla seconda squalifica doping di Alex Schwazer. Ancora da svolgersi l’ultimo controllo di corrispondenza con il DNA che verrà estratto in questi giorni dalla saliva dell’ex atleta altoatesino.

La teoria del complotto comincia quindi a perdere pezzi, almeno per quanto riguarda l’aggiunta di urina di un altra persona; salvo una inverosimile sostituzione di tutte le urine, ipotesi tra l’altro mai presa in considerazione neanche dallo staff difensivo di Schwazer, l’ultimo confronto del DNA sarà solo una formalità.

Dai quotidiani altoatesini stol.it e tageszeitung.it viene anche data la notizia secondo cui il GIP Walter Pelino ha richiesto al perito del tribunale Prof. Marco Vincenti, di effettuare una ulteriore analisi per verificare se entrambi i campioni siano tossicologicamente coerenti o meno. In pratica si andrà nuovamente a verificare l’attendibilità dell’analisi antidoping di Colonia e se esistono delle differenze che possano spiegare una eventuale manipolazione. Si profila pertanto un ulteriore allungamento dei tempi di conclusione di questa grottesca vicenda.

Da ricordare comunque che già all’inizio del 2017, come emerso dalle email rubate dagli hacker russi di Fancy Bears, gli esperti riuniti ad Orbassano con il Prof. Vincenti per vagliare la documentazione delle analisi antidoping di Schwazer, avevano già convenuto su come il totale del profilo steroideo e il basso livello di epitestosterone fossero coerenti con un assunzione orale di una bassa dose di testosterone di almeno una settimana. Inoltre considerando le caratteristiche chimiche dell’urina, una manipolazione esterna era stata già ritenuta altamente improbabile.

Fonti:
– www.stol.it
– www.tageszeitung.it

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