Ma le squadre militari hanno sempre coltivato e protetto il doping?

37.916,70 euro è il corrispettivo che il CONI riconoscerà ad Alessandro Donati per un lavoro di “Ricerca sulle metodologie di allenamento adottate dalle Federazioni Sportive per gli atleti olimpici e di alto livello.” La postazione appare tra le prestazioni professionali che il massimo organo sportivo affida in via diretta e fiduciaria.


Fonte: coniservizi.coni.it

Il professor Donati è la stessa persona che, in un’audizione parlamentare delle commissioni Cultura e Affari Sociali del 2 agosto 2016, dichiarò: “le squadre militari hanno sempre coltivato e protetto il doping”. Mentre in qualsiasi altro paese d’Europa una simile uscita avrebbe portato all’apertura di un’inchiesta parlamentare, da noi, al di là della richiesta di deferimento di Donati al Tribunale Federale FIDAL (per altro archiviata), non è dato sapere se qualche riservata azione di tutela della propria onorabilità sia stata assunta dai gruppi sportivi militari. Nè le interrogazioni parlamentari successivamente presentate da alcuni onorevoli si sono soffermate sulla gravità di tale dichiarazione, neppure riportata nella sua esatta formulazione.

Sta di fatto che, a quasi due anni da quella dichiarazione, nulla è accaduto che possa far pensare che il signor Donati fosse male informato o eccedesse nel giudizio negativo sui gruppi sportivi. Il cittadino potrebbe pertanto concludere che il Maestro dello Sport non aveva parlato a vanvera. Ma le cose stanno veramente così?

Donati contro i Gruppi Sportivi Militari

Pesanti accuse di Sandro Donati contro i Gruppi Sportivi Militari"Le squadre militari hanno sempre coltivato e protetto il doping…io personalmente ho visto degli atti giudiziari inquietanti, sui quali non si indagava perchè c'era di mezzo il Generale di un Gruppo sportivo Militare"Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=3hC5mx9CQgk

Pubblicato da La Marcia.com – Weareracewalking.com su martedì 2 agosto 2016

Il professor Donati non è nuovo ad affermazioni iperboliche e roboanti. Questo suo ricorrere all’enfatizzazione, al voler sempre e comunque additare responsabilità di sistema, in un crescendo di esternazioni miranti a mettere al centro dell’attenzione mediatica il proprio agire, ha finito col portarlo a dire cose non sempre rispondenti al vero. Spiace doverlo sottolineare, perché queste sue cadute di stile finiscono per danneggiare la sua stessa immagine.

Avremmo, ad esempio, sorvolato sull’ultima narrazione fatta “pro domo sua” in una recente intervista a Radio24, se non lo avessimo sentito attribuirsi per l’ennesima volta il merito di essere stato lui a provocare il controllo a sorpresa del 30 luglio 2012, in cui l’atleta Alex Schwazer fu trovato positivo per la prima volta. “Mandai due email alla Wada l’11 e il 12 di luglio” ha dichiarato, sostenendo per altro, che nelle settimane precedenti la sua segnalazione nessuno aveva effettuato controlli a sorpresa sull’atleta.

Da tempo però è accertato che Wada, Iaaf e Cio, nel mese di giugno 2012 (ben prima delle due email di Donati) avevano concordato di sottoporre a controllo a sorpresa l’atleta Schwazer tre volte nel mese di luglio 2012. Il primo controllo fu fatto a S. Moritz il 1° luglio (Wada, urine con modulo EPO), il secondo il 13 luglio ad Oberstdorf (Iaaf e WADA, urine con modulo EPO + sangue) e il terzo e determinante il 30 luglio a Racines (CIO, urine con modulo EPO + sangue).

Si può accettare, e ci mancherebbe altro, che il signor Donati non fosse a conoscenza della pianificazione di controlli da parte delle istituzioni sportive antidoping, e si può supporre che la sua iniziativa dell’invio email fosse animata dal desiderio di contribuire alla lotta contro il doping. Ma, dopo quanto sopra evidenziato, continuare a sostenere di avere attivato lui quei controlli, è una mistificazione.

Il 9 marzo 2016, nell’aula del tribunale di Bolzano, chi scrive ha potuto udire con le proprie orecchie il teste dottor Pierre Eduard Sottas (funzionario Wada) rispondere con le seguenti parole, in merito ai controlli a sorpresa effettuati il luglio 2012 ad Alex Schwazer:

– domanda: Si parlò di fare più controlli?
– risposta di Sottas: Si, nel giugno 2012 ricontattai la IAAF …e ci si accordò per tre nuovi controlli nel luglio 2012 (uno Wada uno Iaaf e uno Cio). Il terzo controllo evidenziò doping per epo.

Parole documentate, verbalizzate in tribunale e diventate di pubblico dominio grazie a questo articolo della Gazzetta dello sport, che inoltre smentisce che Donati sia un consulente della WADA.

Estratti dell’articolo di Gazzetta dello Sport del 16 marzo 2016

Alla luce di queste evidenze, appaiono superate e prive di ogni consistenza tutte le dichiarazioni e le speculazioni circolate in favore di fantomatici meriti di Sandro Donati nel rilevamento della prima positività di Alex Schwazer. La sua iniziativa fu del tutto irrilevante in quella vicenda.

Ma a far sorgere il dubbio che dietro le fantasiose ricostruzioni di Donati ci sia altro, c’è una seconda circostanza per certi versi ancora più eclatante. Il maestro dello sport dichiara infatti a Radio24: “Nelle settimane precedenti (NDR precedenti l’invio delle email di Donati) nessuno gli aveva effettuato un controllo a sorpresa.” . Ebbene, ecco la lista dei controlli a sorpresa (senza citare quelli post gara) effettuati all’atleta nelle “settimane precedenti”:

1 aprile 2012 – Nizza (fu il controllo che allertò la IAAF sul passaporto biologico anomalo dell’atleta)
12 aprile 2012 – Racines
20 maggio 2012 – Settimo Milanese
21 giugno 2012 – St. Moritz
1° Luglio 2012 – St. Moritz

Una sequenza a raffica che dimostra con quanta attenzione l’antidoping internazionale stesse già seguendo il caso. Solo uno sprovveduto o una persona in malafede può dunque affermare che nelle settimane precedenti all’invio delle email di Donati, nessuno aveva fatto un controllo a sorpresa a quello che sarebbe poi diventato il suo atleta. Siccome abbiamo motivo di pensare che il maestro dello sport non fosse in malafede, dobbiamo concludere che di quelle vicende, ancora oggi, egli conosce poco o ha ricordi confusi.

A questo punto, c’è forse da meravigliarsi se in altra sede Donati ha dichiarato che “le squadre militari hanno sempre coltivato e protetto il doping”? Purtroppo no. E’ semplicemente un’altra delle sue roboanti esternazioni ad effetto alle quali ci ha abituati, a tal punto che le istituzioni sportive e non, neppure sembrano prenderle in considerazione.

Ma il silenzio delle istituzioni è un grave errore con conseguenze devastanti!

Infatti a fronte di qualcuno che in alto fa spallucce, c’è una pubblica opinione che, disorientata dalla latitanza di chi dovrebbe intervenire per fare chiarezza, viene indotta a conclusioni fuorvianti. Ancor più se all’inattività seguono gesti che in un contesto di mancato chiarimento assumono il significato di un timbro di conferma.

Per cui nessuno potrà meravigliarsi se con la chiamata di Donati ad una collaborazione col Coni con affidamento “diretto/fiduciario”, l’opinione pubblica giungerà pacificamente a concludere che il maestro dello sport diceva il vero quando affermava che “le squadre militari hanno sempre coltivato e protetto il doping”.

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